Pasqua
Mozambicana
Il periodo Pasquale, in Mozambico, é
vissuto in clima in clima Battesimale. Protagonisti sono i “Catecumeni”,
ossia adolescenti, giovani ed adulti (a volte famigliole intere) che,
terminato la formazione religiosa, riceveranno il Battesimo nella notte
di Pasqua.
In linguaggio liturgico,la Quaresima,
per i candidati al Battesimo, è tempo di “scrutini”. Forse nei primi
tempi della Chiesa si trattava di vero e proprio esame di idoneità. Ora
invece è simbolico e coinvolge i battezzandi, padrini e tutta la
comunità cristiana che li riceve come membri effettivi.
Il Mercoledì delle ceneri e la Prima
domenica quaresimale sono dedicati e vissuti intensamente da tutti -
anche non praticanti e catecumeni di ogni grado – alla grande cerimonia
penitenziale dell’imposizione delle ceneri.
A dire il vero, non sapevo se, nella
nostra parrocchia di centro capitale, sarebbe stato come nelle missioni
dell’interno. Devo dire che è stato quasi più emozionante, per il numero
e per la multi etnicità dei penitenti: europei, asiatici, americani del
nord e latini, asiatici con gli occhi a mandorla o indiani e africani
mozambicani e di tutto il continente; gente di ogni età, ceto e
condizione di vita. Facevano tenerezza i papà e le mamme che porgevano
con molta devozione i piccoli che portavano in braccio, i grandicelli
attaccati alle ginocchia e i grandi, per essere ognuno cosparso di
cenere. Il Mercoledì: tre sacerdoti, due ore di fila con lavoratori e
studenti che arrivavano di corsa per ricevere il Segno.
La Seconda Domenica invece, scalati in
tre messe, i 160 catecumeni della parrocchia di sant’Antonio di Polana,
Maputo, hanno vissuto il Vangelo della Trasfigurazione: chiamati per
nome, sono saliti all’altare e presentati alla comunità come “Eletti” e
non più catecumeni.
La Terza domenica, gli “Eletti”, come la
Samaritana al pozzo, chiesero l’Acqua viva e fu loro dato il “Credo” che
distingue i veri adoratori ai quali è promessa l’Acqua Viva, Cristo.
Nella Quarta - domenica del “Cieco nato”
– agli eletti sono segnati in fronte con il Segno della Croce e
nell’ultimo scrutinio della Quinta domenica di Quaresima agli eletti
viene consegnato il Padre Nostro, recitato insieme all’assemblea nella
quale echeggiano le parole di Gesù:“Lazzaro vieni fuori: io sono la
Risurrezione e la vita: chi crede in me non morirà”: la vita nuova del
Battesimo è vicina.
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Domenica delle palme
Della domenica delle palme mozambicana avevo realmente nostalgia e l’ho vissuta
nella Comunità dei santi Martiri dell’Uganda, a una cinquantina di chilometri da
Maputo. Percorrendo e osannando la processione delle palme, che è durata forse
due ore, zigzagando per le strade sterrate del quartiere, ora a gruppetti, ora a
fila indiana perché aveva piovuto, e minacciava pioggia, e si erano formate
pozzanghere “laghetto”, ricordavo la mia prima processione delle Palme a Correia,
nel 1966: Padre Severin Adriano si vide circondato come Gesù da gente osannante,
con uno stuolo di bambini che, sventolando entusiasticamente le palme, lo
sommergevano. Poi le Processioni all’interno delle chiese ( 1976 – 1990), perché
impediti di uscire, non dalla pioggia, ma dalla legge che voleva cancellare Dio
dal cuore di tutti i credenti, di qualsiasi fede. Ma anche la prima processione
delle Palme dopo l’accordo di Pace del 1993, fra i rientrati dall’esilio! Tanti
ricordi e tante foto... che si possono contemplare.
Una sorpresa, per me, durante la Messa. Al Sanctus i fedeli, le palme che avevamo
deposto per la lettura della Passione di Gesù furono riprese e sventolate,
cantando: “Santos, santos...Osanna, Osanna, Osanna” , a voci spiegate, polifone,
possenti.
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Incontri ...
Maputo , dove mi trovo, è la capitale del Mozambico, ed ha oltre un milione e
mezzo di abitanti. Non avevo mai lavorato a Maputo, tranne un breve tempo, nel
1992. Non mi aspettavo perciò di trovare, in questa metropoli chi mi chiamasse
per nome, eccetto le mie consorelle e confratelli e poco più.
Invece, una delle gioie profonde di questi miei primi tre mesi di ritorno in
Missione, è, diverse volte di scoprire con gioiosa sorpresa di essere guardata,
avvicina e sentire pronunciare – increduli – il mio nome (magari dopo aver
chiesto se veramente ero io).
“Suor Dalmazia, sono Maria do Cèu, mi ricorda? Ma, dico a me me stessa, Maria do
Céu era...una studente dell’Università, oggi forse avvocato... “SÍ, avvocato che
è suora!”. Incredibile, Maria do Céu!
Stavo entrando in chiesa la notte di Pasqua, quasi un’ora prima dell’inizio
delle funzioni (che sono durate dalle 21 alle 2 di notte, per via dei
Battesimi), per assicurarmi un posto da sedere. C’erano altre persone fra i
banchi. Una bella signora mi guarda trasognata, pronuncia il mio nome: “Sí sono
io, sono tornata, ma tu chi sei?” Ancora una volta una mia studente... Ha
accanto a sè due ragazzini, sono i suoi figli. Il papà, un giudice, arriverà tra
poco. Lei è superintendente del tribunale cittadino!
Ma quel 28 aprile non ho ascoltato Messa per colpa del “Diacono” che affiancava
il celebrante. Quel viso non mi era sconosciuto. Forse era stato mio studente in
seminario nel 1997 – 2000. E, invece di seguire in pace la messa, facevo i
calcoli... Se fosse stato nella prima liceo nel 2000, poteva essere. Come
Missionario della Consolata che hanno un lungo curriculum... Alla fine della
Messa e, mentre io mi avvicinavo alla sacrestia, lui si è fatto avanti: è
Jacinto di Massangulo, figlio del signor Antonio, meccanico, cugino di Dalmazio,
il primo bambino mozambicano, nato nelle mie braccia nel 1966, proprio un mio
alunno. Anche lui si era tormentato durante la Messa per sapere se ero suor
Dalmazia o no, e, avuta la conferma, ci siamo “scontrati” in un lungo abbraccio.
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Fra gli incontri... "antichi combattenti" come padre Marchiol Amadio e padre
Manuel Tavares... ma anche splendidi giovanissimi....
E, per incredibile che sembri, ho incontrato anche due suore albanesi e una
angolana, che mi hanno "riconosciuto" attraverso "Don Antonio". Infatti hanno
con lui fatto il corso di preparazione alla missione, tre anni fa, a Verona. Ora
sono missionarie a Matola, a una trentina di chilometri da Maputo. Il mondo è
piccolo, quello missionario poi è..anche UNICO!
A
presto e un grande saluto a tutti
suor Dalmazia
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