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Spigolature da Maúa novembre - dicembre 2011 |
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Novembre 2011
A Maúa sono giunta il 3 novembre 2011. Questa era stata la mia prima missione, raggiunta la prima volta nel gennaio del 1965! Allora avevo viaggiato, da Mitucue a Maúa, via terra percorrendo – era il tempo delle piogge – 150 chilometri, in sette ore di Land Rover con i padri Abondio Oberto e Dall’Armi Aldo: ora entrambi in Paradiso. Questa volta sono arrivata a Maúa da Maputo: tre orette di aereo per arrivare a Lichinga e cinque Lichinga – Maúa, superando anche i cento all’ora sull’asfalto da poco tracciato. Penso che, nel 1965, le mie notizie da Maúa siano giunte in Italia non prima di tre mesi. Stavolta, il giorno stesso mi ero collegata in Internet con una “chiavetta” del cellulare e aveva funzionato persino Skype... Ma, chissà perché, la resa di internet è andata diminuendo, fino a sparire... e con l’elettronica, anche la … pazienza di scrivere a mano pensando tanto chissà quando arriverà, dato che ufficio postale più vicino è a Cuamba, e quei 150 chilometri non sono asfaltati... |
facciata della chiesa di Maúa |
Primi viaggi missionari
Il primo viaggio missionario l’ho fatto alla Missione storica di Maúa, che si trova a 10 chilometri dal centro dove abitiamo ora e dalla quale, missionari e missionarie erano stati espulsi nel 1983, in seguito all’ordine di “urbanizzazione”. Ho trovato la bellissima chiesa, che era rimasta chiusa 15 anni, più bella di allora, perché restaurata e decorata in stile africano-macua, piena di fedeli per la Messa domenicale, tra di essi, “ragazzi e ragazzine” battezzate nella Pasqua del 1965, ormai nonne e nonni! Vi era anche il “giovane” catechista di allora: nell’abbracciarci ci sembrava di sognare! Nella Missione funziona ancora la scuola, divenuta statale; la nostra casa, che era fatta di “terra cotta e cruda” e tegole, è crollate, dato che le tegole sono state tolte per coprire un altro tetto. “Intatto” lo splendido panorama! |
Maúa, panorama |
Il secondo viaggio missionario è stato alla Missione di Maiaca, ad 80 chilometri. Era la missione più isolata, che raggiunsi, sempre nel 1965, attraversando in canoa il fiume ... Ora è collegata con il “mondo” da un bellissimo ponte! Qui ho lavorato solo 15 giorni, in quel lontano 1965, ma anche qui ho trovato persone di “allora” ma soprattutto una bella comunità cristiana, gente ben vestita, serena, che ha ripreso a vivere dopo aver tanto sofferto – Maúa non è stato da meno - durante gli anni della guerra tra Frelimo e Renamo. E quanto eroismo dei missionari e delle, missionarie che da Maúa centro, a piedi o in bicicletta, raggiungevano, sfidando il pericolo di essere vittime della violenza, le popolazioni disperse nella foresta o asserragliate presso qualche centro, protetto, per modo di dire, dalle forze regolari, che “regolarmente” abbandonavano tutto e tutti, quando i guerriglieri attaccavano. |
donne di Maiaca |
Terzo viaggio
Il terzo viaggio missionario è stato lungo. E’ iniziato mercoledì 3 gennaio e terminato sabato 8 gennaio, percorrendo circa 800 chilometri. Per la prima volta ho viaggiato con i cosiddetti “Chapa”, ufficialmente “mezzi di trasporto semi-pubblici”. Il “Chapa” può essere un pulmino, un fuori strada o un camion. Io ho viaggiato con il pulmino – pieno come un uovo, scassato – da Maúa a Cuamba. Per strada abbiamo bucato una gomma. Scesi dal pulmino, l’aiutante autista in pochi momenti ha cambiato la ruota. Partiti da Maúa alle 6,30 del mattino, siamo arrivati a Cuamba a mezzogiorno, sani e salvi nonostante la pioggia, la strada dissestata specialmente vicino a Cuamba, con servizio a domicilio. Infatti sono stata portata fino davanti a Casa delle Suore Diocesane dell’Immacolata che mi aspettavano per continuare con loro il viaggio missionario il giorno dopo. |
bambini di Maiaca |
Cuamba – Gurue – Cuamba (500 chilometri o più)
Le Suore Diocesane dell’Immacolata di Lichinga stanno preparando il loro Capitolo generale ed hanno scelto il vescovo di Gurue, mons. Francisco Lerma, missionario della Consolata e me per seguirle nell’organizzare l’evento.
Questo il motivo del Viaggio: incontrarsi per pianificare il cammino.
Partenza da Cuamba alle 5,00 del Mattino, con un fuoristrada destinato alla commissione di preparazione al capitolo: tre suore diocesane ed io.
Prima tappa: Etatara, che ai “miei tempi” si chiamava Correia, qui avevo lavorato 3 anni dal 1966 al 1970, con le Suore Diocesane, nell’ospedaletto.
Era prevista una sosta di mezz’ora con arrivo alle 7,00 e siamo arrivati alle 8,00 accolte dalle tre suore dell’Immacolata (suor Rosa Langa fu mia alunna in quel lontano 1976) che ci hanno offerto per colazione “pollo allo spiedo”.
E come non sostare all’ospedaletto? Se riesco a spedire le foto, potrete vedere l’emozione.
A Gurue siamo arrivate sul mezzogiorno. Negli anni Settanta ci sarebbero volute molto più ore perché occorreva aggirare il fiume Lurio, attraversato ora da un incredibile bellissimo ponte.
Il Vescovado di Dom Lerma è una piccola costruzione che era la casa di un meccanico! Eravamo attese e si temeva non arrivassimo per causa delle piogge: quanta pioggia abbiamo incontrato, terribile l’ultimo pezzo tutto salite e discese, fondo sterrato e ... slittante. Ma siamo arrivate, felicemente accolte e servite con un pranzo solenne, in piatti, bicchieri, posate dal sapore “brianzolo”. Non ci è voluto molto per scoprirne la provenienza: “Gruppo Padre Mauro di Lissone”... Grazie a quanto questo gruppo fa inviando i container. E devo dire che ho trovato pacchi anche per me... A tavola c’erano il Vicario episcopale e il segretario della diocesi...due sacerdoti miei ex alunni. Che felicità rivedere quegli ex seminaristi divenuti sacerdoti, aver contribuito alla formazione della Chiesa Locale!
Arrivata a Gurue avevo in cuore la segreta speranza di entrare in Internet. Niente da fare, non c’era la linea.
Erano le 3,00 del pomeriggio quando abbiamo lasciato Gurue, dopo l’incontro con il vescovo. A Gurue, terra del tè piove sempre, ma quel giorno, diciamolo pure, era esagerato. Diluviava così fitto da non vedere la strada, tanto da andare a mala pena a 10 o 20 all’ora per almeno 50 chilometri. Poi fuori dell’influenza della zona “del tè”, le piogge sono cessate così che alle 18,00, siamo arrivate a Molumbo, la missione dove ho lavorato dal 1976 al 1983! Qui ci sono ora le Suore Diocesane dell’Immacolata di Lichinga ed è tutto detto. Era già buio, e al lume di candela ci siamo abbracciate. Come era da aspettarsi, le suore ci hanno offerto uno spuntino: una pizza, sì una pizza fatta da loro, consumata alla luce di una lanterna con il parroco: anch’egli un ex mio alunno... Erano quasi le 8,00 di sera quando siamo ripartite per Mepanhira che si trova a soli 25 chilometri. Mepanhira: una storia lunga di presenza missionaria. Vi ho lavorato forse solo un anno, ma quante volte da Etatara o da Mecanhelas, che sta ad altri 45 chilometri, ho sostato a Mepanhira, la culla tra l’altro della Fondazione delle Suore dell’Immacolata Diocesane di Lichinga. A Mepanhira non si arriva neanche con il cellulare, per cui le tre sorelle (una giovane e due della prima ora) disperavano di vederci arrivare.
Ma siamo arrivate, ci siamo abbracciate , ma non ci siamo fermate a mangiare perché la strada era ancora lunga e la notte fonda. Siamo state accolte dal canto degli orfani e delle loro maestre che avendoci sentito da lontano ci hanno fatto la sorpresa di accoglierci con tanto affetto, anche se al buio pesto.
A Mecanhelas siamo arrivate che erano forse quasi le undici. Le suore avevano ormai perso ogni speranza del nostro arrivo, anche se avevano lasciato la tavola apparecchiata con riso e pesce. Anzi, ci avevano preparato anche i letti, ma fermarsi voleva dire non avere il tempo all’indomani di organizzare il lavoro programmato, così, dopo aver spiluccato pesce e riso, abbiamo ripreso il cammino: 90 chilometri, strade incredibili, pioggia, ma ce l’abbiamo fatta: Alle 03,00 del mattino eravamo già casa, a Cuamba, sane e salve con nel cuore la promessa fatta in ogni comunità. RITORNEREMO!
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Etatara
Etatara ospedaletto
Etatara, l'equipe mobile
Mons. Lerma, vescovo di Gurue
danza liturgica |
La mia giornata
A Maùa, o più precisamente nella Parrocchia di San Luca, Distretto di Maúa o Maùa Centro, la vita comincia al cantar del gallo e finisce, come diceva nostra mamma, “andando a letto con le galline”. Infatti alle 4,00 del mattino occorre scendere giù dal letto, mettersi in ordine, attendere, pregando, che si faccia un po’ chiaro, poi andare a Messa. La chiesa si trova a una diecina di minuti dalla nostra abitazione, lungo una strada abbastanza sconnessa, ma già a quell’ora piena di vita, perché, alle 5,00 del mattino i contadini vanno a lavorare nei campi, le donne portano i prodotti al mercato ... La Messa inizia alle 5,15 con le preghiere del mattino, seguono le lodi e la celebrazione eucaristica: tutto pregato e cantato rigorosamente in lingua locale. E che gioia scoprire che dalla memoria riemergono tante parole “vissute” e tanti canti che pensavo aver dimenticato, dato che da anni ed anni sono lontana dal Niassa dove si parla questa lingua. Usciti dalla Messa, verso le 6,10, i ragazzi della scuola, o maestri, o altre persone che hanno un servizio nello stato, compresa suor Maria Gregoria Tontini escono e spariscono in fretta perché alle 7,00 devono essere a scuola o al lavoro. I “pensionati” invece si fermano un po’ a chiacchierare ed io godo nel rispolverare il mio macua, dialogando e scoprendo sempre parole nuove. Sulla via del ritorno, oltre a chi “corre” verso la scuola o il lavoro, ci sono i piccoli, che vedendomi mi corrono incontro per “giocare” un po’, correndo, perché la colazione in casa è alle 6,30... Dopo colazione ho due servizi importanti: la fornitura dell’acqua che dal pozzo è pompata, con il motore, alla vasca sul tetto, e con la quale si devono riempire altre vasche che sono in casa e in cucina, e poi andare al pozzo a lavare. Il pozzo si trova nel fondo dell’orto-frutteto, è munito di pompa manuale ed è incredibilmente bello trovarsi in mezzo alla natura, pompare acqua limpida, lavare e stendere al sole...
Alla sera andiamo a dormire... alle 19,30, rigorosamente sotto la rete antizanzara, perché queste “bestiacce”, riescono a infiltrarsi in casa e pungono, e trasmettono la malaria, che, purtroppo, uccide ancora: quest’anno in Mozambico sono morti un missionario italiano ed una missionaria brasiliana di malaria, senza contare tanti bambini ed anche, specialmente mamme durante la gravidanza o il parto. |
dalle nostre piante
al pozzo di Etatara
Al pozzo di Etatara |
Feste Natalizie
Il clima natalizio a Maúa è molto diverso da quello italiano. 1. Siamo in piena estate. Gli “alberi di natale” sono i mango pieni di succulenti frutti. Il sole è allo zenit e le piogge riempiono di gioia, penso più che la neve. 2. Alla vigilia di Natale le scuole iniziano le vacanze “grandi” che durano fino a febbraio, salvo ad avere “debiti” in qualche materia. 3. Tutta la gente è impegnata a zappare, seminare, raccogliere erbe selvatiche, primizie dopo mesi di secco. 4. Non ci sono luci natalizie, né la tradizione di “Gesù bambino o Babbo Natale” che portano i doni. 5. Vissuti intensamente, liturgicamente e con canti e festa religiosa l’Avvento, la notte di Natale, l’Epifania con il Battesimo dei Bambini... Capodanno L’arrivo del 2012 è stato preparato da un’ora di adorazione e festeggiato con musiche altissime e grida di gioia allo scoccare della mezzanotte mentre scorreva qualche “rigolo” di birra locale o industriale, la buona birra del Mozambico. |
Luci a Natale |
24 gennaio 2012-01-24
Per la terza volta vengo a Cuamba, a 150 chilometri. Ogni volta con la speranza di poter accedere ad internet... stavolta sembra che in parte ce l’abbia fatta, stando ore ed ore legata al modem, per cogliere il momento in cui si accendono le luci... spero poter spedire , non sono sicura... ma aspetto ancora.
Grazie a tutti quanti mi hanno scritto, ricordato, pregato per me, inviato notizie: Porto tutti nel cuore. Spero di poter scrivere ancora per Pasqua, per cui dico solo: BUONA QUARESIMA!
Suor Dalmazia Colombo |
calice don Luigi |