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        Scintille pasqua 2009 – APRILE 2009   

Verso la Pasqua con un “Gracias, Señor” 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

Ai primi di marzo si riaprono le scuole in Perù. Si lasciano le spiagge, l’estate va’ spegnendosi, è tempo di riprendere in mano i libri per il nuovo anno scolastico che dura fin quasi a Natale.

Come “quasi Parroco” posso ora fare un giretto con il motivo di invitare al Catechismo per la Prima Comunione nelle elementari e per la Cresima nelle Superiori. Accoglienza buona per essere la prima volta. Mi salutano con il calore della conoscenza una ragazzina che mi chiama felice dall’alto del secondo piano e due giovani ricchi del sorriso della recente Cresima. Ci sono scuole statali e tante scuole private, come quella del “Liceo moderno” che ha 110 anni di vita con gestione familiare tramandata di madre in figlia. Entro nella scuola privata Flores Drago Percivale (fondata da una discendente di italiani) per la benedizione del primo giorno di scuola con i bambini dalla prima alla terza elementare, ancora acerbi per cantare l’inno nazionale. Le mamme danno una mano e ascoltano le mie brevi parole tratte dalla Bibbia con gli auguri per i loro piccoli di crescere come Gesù Bambino in statura e sapienza. Clima da primo giorno con i piccoli che non stanno fermi e si vedono eccitati alla ricerca della loro maestra e della loro aula.

Tutta un’altra aria per la scuola statale superiore “Pedro e Paulett” con i suoi 1800 alunni. La struttura è povera con una parte in ricostruzione a causa del terremoto del 2007. Una segretaria e due professoresse di religione mi aiutano a fare il primo approccio, accompagnandomi dal direttore, rendendo il tutto più facile. “Venga ad aprire l’anno scolastico, ci vuole la benedizione di Dio!” Mi prende l’emozione quando alle 7.30 di lunedì 22 marzo mi trovo davanti schierati 900 ragazzi del primo turno, tutti in camicia bianca e pantaloni scuri. Tocca a me fare l’alzabandiera, leggere la chiamata di Samuele e spiegare quel “Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta”, come spunto per l’avventura educativa del nuovo anno. Meno teso sono alle 13, con gli altri 900 schierati, dai 13 ai 17 anni, parlando della caduta da cavallo di San Paolo con il suo cambio totale di vita. Il Direttore mi invita a pranzare con lui alla mensa della scuola, chiacchierando come tra “vecchi amici”.

Tante altre scuole mi aspettano, comprese quelle delle Suore e dei Frati. Piccolo frutto è l’accelerazione delle iscrizioni ai sacramenti, anche se m’accorgo che sono poche su più di 10.000 studenti. 

La “mia” scuola di Italiano 

 

 

Ce l’abbiamo fatta: il corso di base di italiano è realtà dal 17 marzo.

Qui gli alunni partono dai 18 anni e arrivano agli 83, tutti con lo stesso entusiasmo. Ogni previsione è saltata, il commento locale parla di “exito”, quasi un trionfo. Siamo a quota sessanta con padre e figlio, mamma e figlia, marito e moglie, fratello e sorella, professori di università e casalinghe, donne d’affari e giovanotti che scappano dall’ufficio per essere pronti alle 17 di ogni martedì e giovedì. E’ davvero un clima di “famiglia” con la maggioranza che ha qualche goccia di sangue italiano nelle vene. Siamo nei locali della parrocchia con lo staff di professori limitato a tre, suor Rosa, italiana, padre Yovanni, peruviano con studi a Roma, e naturalmente don Antonio poliglotta. La parola d’ordine è “a poco a poco”, con una semplice grammatica in mano, cd da ascoltare e pagine di riviste per aprire gli occhi sul mondo e la cultura italiana. Due ore scorrono via veloci, si stanno formando le prime conoscenze reciproche, mentre il positivo tam tam sul corso mi costringe a respingere domande ogni giorno.  Dopo la pausa pasquale dovrò ammettere due alunne ( non so di che età) che vogliono venire da Barranca, a 80 chilometri di distanza. Il sogno di fine corso (quando?) è di fare un giretto in Italia per vedere il paesello sulla costa ligure o siciliana da cui sono partiti i loro trisnonni!  

Consacrati quattro nuovi sacerdoti 

 

Dono immenso dello Spirito Santo, il 25 marzo, proprio nel giorno dell’Annunciazione, è stato l’ascoltare dopo 2009 anni la risposta entusiasta di quattro giovani peruviani che hanno detto “Sì, anche noi vogliamo, come Maria, essere servi e fare la volontà di Dio”.

In un giorno feriale la Cattedrale di Huacho si è riempita di più di mille persone per la consacrazione sacerdotale di padre Carlo, anni 28, padre Jhon, anni 28, padre Luis, anni 37 e padre Josè, anni 40, che per cammini diversi e iniziati a volta dagli otto anni, sono arrivati qua per prostrarsi a terra al canto lento e solenne delle litanie dei Santi. Cosa sarà passato nella loro mente e nel loro cuore in quei lunghi cinque minuti passati a tu per tu con il pavimento e la propria coscienza? Il Vescovo Monsignor Santarsiero li ha chiamati per nome e loro si sono alzati, dicendo quel “presente” che cambia la vita. Sono sacerdoti per sempre “secundum ordinem Melchisedech”.

 

Quante cose si potrebbero raccontare…, mi fermo a due momenti. Il primo è personale: compartecipare alla consacrazione mettendo le mie mani su ciascuno dei quattro per dare subito dopo l’abbraccio di benvenuto nel presbitero diocesano e del mondo. Il secondo è stato la lentezza e delicatezza della mamma di padre Carlos nell’asciugare l’olio della consacrazione che stava sulle mani di suo figlio, conservando poi con pudore e fede il prezioso purificatoio a ricordo perenne di quel momento. Finezze uniche di mamma!

 

Sto per arrivare a quota 45 dalla mia consacrazione nel Duomo di Milano il 27 giugno 1964, e questi giovani sacerdoti mi aiutano a rinnovare quella freschezza.

 

Le foto parlano da sole per mostrare le loro tensioni iniziali e poi lo scoppio del loro impagabile sorriso.  Tra i loro ringraziamenti c’è scappato anche quello verso di me, per avere fatto tanta e tanta pubblicità al loro sì con una gigantografia, un poster e un numero speciale del notiziario. Se la meritavano.

 

La Diocesi può camminare con speranza, con questo momento stupendo della sua storia che ha solo 50 anni e mai aveva ascoltato quattro vibranti “sì”.    

Gi auguri per la Pasqua 2009

 

 

 

 

Scrivo questi auguri nel pomeriggio della Domenica delle Palme dopo essermi riempito gli occhi e il cuore per l’entrata di Gesù nella cittadina di Huacho, cavalcando un asinello. Confermo le impressioni dello scorso anno: qui le statue sono vive, mancano solo della parola diretta. La Madonna Dolorosa, con le sue sette spade nel cuore, ha già fatto un giro in città dalle otto di mattina alla mezzanotte di Venerdì 3 aprile, per dire a tutti: “Preparatevi, mio Figlio sta per arrivare”. L’hanno portata a spalle squadre di 24 uomini, faticando sì, ma sempre in amicizia e fratellanza come dice la parola “hermandad” per indicare la confraternita. Portare a spalle l’asinello era un po’ difficile, l’hanno allora sistemato su un carretto da contadini, il suo ambiente.

Alle 7 di questa mattina si è partiti da una piazza con un camminare lento e scandito da soste di preghiere per arrivare alle 9 alla Cattedrale. “Sei tu il parroco, tocca a te quest’anno” mi hanno detto gli altri sacerdoti. E’ bello guidare e essere guidati dalla gente, vedere la gioia di agitare un ramo di palma benedetta che sarà simbolo di protezione della casa per tutto un anno. Non potevano mancare i bambini, grazie anche al catechismo che già si muove a pieno ritmo con 150 delle elementari e 110 delle superiori.

Curioso è il baldacchino che porta l’asinello con Gesù benedicente, accompagnato da San Giovanni l’evangelista, mentre su una pianta ci hanno messo Zaccheo, quel ricco ladro che tanto desiderava vedere il Messia. Il mio occhio critico si è però posato su un altro particolare: un angelo bianco sostiene uno stendardo con queste parole ricamate in oro broccato: “H.D.C.S.T. - 1940 – gracias – Señor”. E’ la data di fondazione della confraternita del “Signore del trionfo” e, guarda caso, è anche la mia data di nascita il 1940. Ho la stessa età e sono qui a dire anch’io “Gracias, Signore”. “Padre, allora l’anno prossimo festeggeremo insieme i 70 anni!” commentò spontaneamente la vice-presidente.

Che sia un “Gracias, Señor” la Pasqua di tutti i parenti e amici che mi incontrano in questa pagina web. 

Don Antonio Colombo

Perù, Huacho 5 aprile 2009

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