Onda dal Pacifico N. 22 Hip, hip, hurrà, Papà Noel |
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Natale sempre nuovo
Con l’ aggettivo “tiepido” avevo descritto il mio primo Natale del 2007. Stentavo a capire il clima dell’accoglienza a Gesú Bambino e avevo sottolineato la sorprendente presenza del panettone milanese. Sono al settimo Natale e lo vivo scoprendo ogni giorno stili nuovi e autentici per arrivare alla sempre nuova Nochebuena, notte di pace, notte di amore.
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nasce nel 2013 per noi |
Canti di Natale nel carcere Siamo alla terza edizione del concorso presepi nel Carcere di Carquin, un porticciolo a pochi chilometri da Huacho. Con una commissione di sei persone mi sono presentato tranquillo all’appuntamento, coordinato con il direttore. L’esperienza precedente prevedeva un passaggio abbastanza veloce nei sei padiglioni per valutare i presepi, quasi tutti collocati all’esterno, senza molti contatti con le persone. Tutto sembrava identico cominciando con il settore donne, una trentina, con il loro presepe normale e i loro volti sul triste anche nel momento dei canti. Niente di straordinario al primo gruppo di uomini pur con tanto di chitarra, tamburo e lettura biblica, ma erano solo in cinque a rappresentare gli altri rimasti chiusi dentro. “Padre, entriamo - mi dice il direttore - la stanno aspettando da tempo”. Mi trovo così davanti a 500 uomini, schierati in dieci file nel campetto di calcio, quasi tutti con in testa il berretto bianco e rosso di Babbo Natale, qui chiamato Papà Noel. Il grido “Hip, Hip, hurrà” mi fa tremare per la potenza delle voci. Un attimo di silenzio e poi tutti si mettono a cantare quello che è come un inno nazionale a Gesú Bambino: “Con l’asinello della savana andiamo a Betlemme... tuki, tuki, tukitá , affrettati, asinello, Gesù sta per nascere...” Tutti e cinquecento battono il ritmo con le mani, guardano verso il cielo con volti felici e tristi nello stesso tempo. A chi penseranno? Ci sono tutte le età e tutti i diversi gradi cultura. Dopo il primo canto ne vogliono un altro, quello dei pesci nel fiume che felici accolgono il Bambino appena nato. Tentano il classico “In notte placida”, ma non riesce bene per colpa della solenne musica corale tedesca, lontana dai ritmi andini. Il microfono passa nelle mie mani, mi faccio coraggio davanti ai 500 in un silenzio totale e parlo spontaneamente nella lingua spagnola che mastico da sei anni. “Veramente sono sorpreso, sono commosso e mi stanno quasi scendendo le lacrime, esprimo la mia stima verso ciascuno di voi e anche verso Papà Noel di cui portate il cappellino rosso. Sapete chi è Papà Noel? No. Sapete come cominciò la sua storia? No. Beh, ve la racconto. Io sono nato nel giorno di san Nicola, un vescovo che ha il cappello a punta, la mitra come quella del Papa, quella del Vescovo. I colori bianco e rosso sono quelli della liturgia quando si celebra la Messa. Fin da piccolo Nicola fu molto generoso, aveva soldi ma gli piaceva condividerli con i poveri. Ci sono due storie quasi uguali che esprimono la sua generosità, vi racconto quella delle mele d’oro. Lui viveva in una casa al secondo piano ed era ricco, mentre sotto di lui, al primo piano, viveva una famiglia povera con tre ragazze. Crescendo, le ragazze volevano sposarsi, cercavano un fidanzato, ma la mancanza di mezzi le poneva a rischio di incamminarsi su una cattiva strada. Dal piano superiore, Nicola conosceva la situazione e pensò di aiutare la prima ragazza a sposarsi calando, a poco a poco e con una cordicella, una mela tutta d’oro fino all’altezza della finestra sotto. Il papà raccolse la mela d’oro, il primo regalo. Dare, dare tanto, senza farsi notare. Così fece con la seconda, così fece per la terza. Questo è Nicola che poi diventò Vescovo e difese la sua gente da un re potente e crudele. Quando morì le sue reliquie dalla Turchia arrivarono a Bari in Italia, poi andarono in Russia prendendo il nome di Santa Klaus. Santa Klaus si trasforma in colui che, a Natale, distribuisce i regali a nome di Gesú, arrivando di nascosto. Dalla Russia va verso il Nord Europa dove incontra freddo e neve e deve servirsi della slitta. Da lí arriva all’America e la Coca Cola ne fa un simbolo di gioia natalizia. Questa è la storia dei vostri cappellini, dare con generosità, senza farsi notare, a nome del Bambino Gesù. Ognuno esprima il suo desiderio e il vero Papà Noel, che è il Bambino, vi ascolterà”. Mentre parlavo vedevo tutti con le braccia conserte e con gli occhi attenti ad ogni mia parola o gesto, mai ho visto una cosa simile. Tutti loro avranno i loro segreti, i loro problemi con la giustizia, ma certamente anche i loro sogni per un futuro migliore. Tutto è stato filmato da una persona autorizzata e ora viaggia su Youtube con un Papà Noel sempre più moderno, con o senza slitta. |
Gilbert, hurrah
le tante mani
i 500 papà Noel |
Un trenino che danza il Natale Altri tre padiglioni ci aspettavano con ansia. Non c’era spazio, ma tutti volevano stringermi la mano mentre cantavano, quasi a squarciagola, ritmi natalizi. Un pizzico di paura mi stava prendendo però tutto svanì con la gioia e la danza di un gigante afro-discendente alto quasi due metri. Gilbert mi accompagnò qua e là in mezzo ai suoi compagni e mi lasciò solo per guidare con il suo ritmo e vitalità un trenino di danzatori sempre cantando melodie natalizie. In pochi secondi quasi settanta giovani si misero a seguirlo muovendosi ritmicamente avanti e indietro per alcuni minuti, con una allegria incredibile pensando a dove ci trovavamo. La giuria mi obbligò a staccarmi da questo spettacolo incredibile per vedere il presepe e ascoltare le spiegazioni del delegato, mentre notavo, come statua viva, un giovane vestito di bianco con le mani giunte e gli occhi fissi al Gesù Bambino nella grotta. Gilbert mi ha aspettato per lanciare un ultimo Hurrà di saluto. Il miglior presepio è stato quello dell’ultimo padiglione. Anche qui ci aspettavano da ore, erano una trentina con l’immancabile cappuccio di Papà Noel oltre alla maglietta bianca e guanti bianchi. Ho dovuto collocarmi davanti al coro tutto schierato mentre due cantanti con voce da tenore, muniti di microfoni senza fili e accompagnati dalla chitarra, intonavano i ritmi lenti e nostalgici espressi dal canto: “Viene a casa mia, in questo Natale, tu che sei lontano dai tuoi amici, dalla tua casa...” Al ritornello, si alzano verso il cielo le mani con i guanti bianchi, ondeggiando lentamente, mentre i volti restano tesi, pensosi. Hanno curato tutti i particolari della sceneggiatura così come hanno fatto per la grotta, le luci, gli alberi verdi. Non ricordo che parole ho rivolto a loro, ho condiviso la loro tristezza e contenuta speranza. Era già buio ma questo è servito a dare maggior risalto alla luce che inondava la grotta del loro presepe. Lì sono riuscito a fermarmi un momento per riascoltare nel cuore la finale del canto: “ ... Voglio che tu sappia che in questa notte Lui ti accompagnerà, viene a casa mia, in questo Natale, cerca di sorridere!” Gesù Bambino non dimenticarti di questi speciali pastori del 2013. La commissione ha chiesto 10 minuti per decidere. Il Direttore, sempre gentilmente presente, ha dato l’ordine di chiamare i delegati di ogni padiglione per ascoltare i risultati. Un diploma e un premio in contanti per la gioia dei vincitori hanno coronato la nostra visita, con la piena soddisfazione delle assistenti sociali che avevano coordinato il tutto. Ecco l’impressione di Zoila, segretaria della commissione presepi. “La nostra prima visita fu alle donne, notando più entusiasmo nei canti, però la espressione dei loro volti era di tristezza, pensando con amore ai loro figli, alla loro famiglia con cui avrebbero voluto condividere il Natale. Nei cinque padiglioni maschili qualcosa di incredibile fu l’allegria, l’entusiasmo e la creatività che mostrarono nel presentare i loro presepi, accompagnandoli con canti. Per costruire i presepi utilizzarono materiali propri incontrati nel carcere stesso, unirono pezzi di legname per costruire la capanna per la Madonna, un giovane lo vestirono da angelo e utilizzarono il giunco dei loro laboratori in mille maniere. Non solo canti, anche la parola di Dio con l’annuncio della Buona Notizia, molto adatta alla loro situazione. Alle 19.20 siamo usciti dopo aver annunciato personalmente i risultati, riuscendo a percepire la gioia che si diffuse nei vari padiglioni vincitori, per una notte fuori dal comune. A ciascuno di noi membri della commissione sono tornate alla mente le parola della Bibbia, in Matteo 25,36-40: “Ero in carcere e sei venuto a trovarmi... Vi assicuro che tutto ciò che fate per uno di questi miei fratelli lo avete fatto a me”. Questa è la mia esperienza che condivido con gli amici, scoprire che ci sono persone private della loro libertà che non perdono la Speranza di essere uomini nuovi, accettati dalla società”. Che meraviglioso è Gesù Bambino che passa anche attraverso le sbarre di Carquin. |
vieni a casa mia...
la Commissione presepi
il presepe vincitore |
Alla scoperta dei bambini La domanda è questa: “Chi sono, quanti sono, dove vivono i bambini che piú hanno bisogno di un sorriso natalizio?” Dal mese ottobre, tutti, dal sindaco della città alla più piccola associazione religiosa o laica, cercano una risposta a questa domanda e poi si mettono al lavoro, raccolgono fondi, comprano regali a Lima e prenotano l’immancabile pagliaccio che animerà la festa natalizia, conosciuta comunemente come la “cioccolattata”. Per la quarta volta sono andato oltre il deserto, tra i monti, con il gruppo dei discendenti degli immigrati italiani. Punto di incontro è Peñico con la sua scuoletta simpatica con due maestre e 30 alunni che fa da centro per altre due sparse nella valle. Un giorno con loro, le loro mamme e qualche papà contadino, incominciando dal solenne momento dell’alzabandiera, quella peruviana e quella italiana. Il villaggio ha una chiesetta, direi all’africana, lì celebro la Santa Messa con i ragazzi a fare scena muta, non sono battezzati, conoscono solo i santi delle feste popolari e qualche pagina della Bibbia imparata a scuola. Una nonna invece conosce tutte le risposte della Messa e sa intonare i canti della liturgia. Con sorpresa, a mezzogiorno, hanno preparato un pranzo, e per me pasta al pesto! Nel pomeriggio il campetto cementato della scuola diventa il centro della festa, con 120 bambini, con vari giochi che fanno scoppiare dal ridere. Breve pausa musicale e poi per i maschietti una bella partita di calcio sotto il sole per scatenare tutta la loro vivacità e allegria, mentre le ragazze e le mamme non smettono più di ballare con qualsiasi musica che abbia un ritmo. Una bibita, una fetta di panettone e poi l’atteso momento dei regali per ognuno di loro, dalla immancabile Barbie ai giocattoli sofisticati. Un generoso negoziante ha distribuito 50 paia di scarpe per bambini. Una giornata così avrebbe avuto bisogno di qualche ora in più di sole perché il clima sereno, natalizio era proprio bello e il tramonto è arrivato troppo presto tra le montagne.
tramonto sulla scuoletta
il trenino
la cioccolattata
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bandiere a Peñico
cappella all'africana
regali natalizi a Peñico
tra i cactus |
Natale nella scuola di Cristo Re, tutte le aule “Ragazzi in piedi!” Così mi hanno accolto in 22 aule della scuola intitolata a Cristo Re. Non ero preparato, mi avevano invitato semplicemente a visitare questa scuola che non conoscevo. Avevo con me qualche immaginetta e qualche calendario non certo per 500 alunni dai piccoli dell’asilo ad alcuni giganti di 16 anni. La direttrice, fondatrice della scuola, mi ha fatto da guida e anche da chierichetto con in mano un bicchiere di acqua santa e un fiore per benedire ogni classe. Tre ore entrando e uscendo, salendo e scendendo, salutando, pregando, ascoltando canti di Natale e ammirando la disciplina e le decorazioni natalizie. Qualcuno mi salutava con più calore, fresco di Prima Comunione o Cresima in parrocchia. Mi ha colpito l’accoglienza degli adolescenti delle superiori, cantavano con le loro voci in cambiamento per l’età e si notava che si erano ben preparati sotto la guida dei loro professori. Mi hanno fatto alcune domande intelligenti. Ho dovuto fare un po’ di acrobazie per adattarmi ai vari livelli (piccolo coi piccoli, ragazzo con i ragazzi e adolescente con gli adolescenti) ma sentivo che Gesù Bambino mi stava appoggiando, doveva parlare di Lui, non di me! Il bicchiere d’acqua santa si è svuotato benedicendo quasi ogni alunno mentre cantavano a Cristo Re, patrono della scuola. A casa mi sono portato i loro regalini, accompagnati da una elegante cartelletta tutta decorata con queste parole: ” Gli alunni della terza elementare la salutano cordialmente e le danno il benvenuto nella nostra aula. Speriamo che lei si senta a suo agio con noi, la ringraziamo per la sua visita, preghiamo che Dio la protegga e benedica sempre. Grazie per permetterci di condividere il tempo con lei, siamo molto contenti di ricevere la sua benedizione”. Anch’io ero contento. |
collegio Cristo Re
chitarra natalizia |
Tre Gesú Bambini veri Il primo Gesú Bambino vero si chiama Rosita. Tre giovincelli e cinque ragazze della pastorale giovanile della parrocchia Divino Maestro hanno voluto accompagnarmi nella solita visita del mercoledì all’Ospedale Regionale. La chitarra, i bigliettini di auguri e il loro sorriso hanno subito cambiato il clima di ogni reparto, con l’attenzione a ogni infermo. In pediatria incontriamo Rosita, ha tre mesi, è sola, la mamma l’ha lasciata in custodia all’ospedale, scatenando una gara di generosità e amore tra tutto il personale. Al canto: “Oggi il Bambino è nato” abbiamo collocato la bambina, dolce e tranquilla, nel presepe. Tutti avevano le lacrime agli occhi, emozione fortissima. Per un momento Rosita mi ha guardato con gli occhi grandi di una bimba verso il suo nonno! Altri bambini ci aspettavano per l’inaugurazione di una sala giochi della stessa pediatria dove da alcuni anni c’era un televisore, regalato da un benefattore milanese. Rosita sempre con noi, al centro. Quale sarà il suo futuro? Per ora è in buone mani. Il secondo Gesù Bambino vero è apparso all’improvviso al termina di tutta una sfilata di pastori e re magi, sempre di reparto in reparto nell’Ospedale. Gli stessi medici e infermieri erano gli attori, mentre una giovane dottoressa era la Madonna, veramente incinta anche se solo al settimo mese. Nella capanna hanno dovuto ‘accelerare’ il parto con un bimbo nato da due giorni che ha saputo fare magnificamente la sua parte, senza scomporsi troppo. Al suo apparire c’è stato un assalto di fotografi e una gioia che ha scosso anche il nuovo Direttore che sente di avere bisogno di una benedizione speciale per il difficilissimo incarico. Tutto questo movimento natalizio aiuta il morale dei pazienti e serve a stimolare tutti per migliorare professionalmente e umanamente. Due immensi scatoloni di viveri sono frutto della generosità del personale per altri poveri sparsi nella periferia della città. Il terzo Gesù Bambino vero è nato nell’Ospedale del Seguro. Per la prima volta nei suoi 70 anni di storia, il gruppo di pediatria ha dato vita al Presepe vivente, convocando i bambini che era passati di lì negli ultimi due mesi. Come cappellano e amico ho detto qualche parola a bimbi e genitori attentissimi, mentre attorno notavo il nervosismo dei dilettanti attori agli ultimi preparativi. È il momento centrale quando si apre un siparietto e appare un piccolissimo Gesù Bambino che piange come un disperato al sentire gli applausi e il botto di petardi. Ha meno di 24 ore di vita, rossiccio di pelle e i capelli ancora appiccicati, è proprio Lui, il Bimbo di Betlemme. Smette di piangere quando inizia il canto di un angelo, sorride per un minuto e poi si addormenta tranquillissimo. Così resterà tutto il tempo della recita, ricevendo pastori e magi. La voce guida mi invita, insieme al direttore, ad avvicinarmi al Bambino. “Dottore, che facciamo? Ci mettiamo in ginocchio?” Siamo rimasti lì attoniti davanti al Bambino che la Madonna cullava dolcemente. Non sapevo cosa fare. Per la prima volta in vita mia, ho baciato sulla fronte un bimbo così piccolo e così misterioso. Non ho visto come si è comportato il direttore, certo era emozionato e imbarazzato, si era proprio nella grotta di Betlemme.
Rosita nel suo presepe |
Gesú Bambino vero
Rosita guarda il nonno
una chitarra |
Velocissime notizie
Buon Anno a tutti, è sempre un anno in più dello stesso Bambino.
Don Antonio Colombo Huacho, 31 dicembre 2013
oceano 2014 |
panettone e sorrisi
natale azzurro
albero di plastica verde |
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