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Scintille dal Perù nel giugno 2008 Feliz cumpleaños, Diocesis de HuachoUna vera e propria serenata per i 50 anni della diocesi. E’ stato il canto di augurio del complesso musicale dei “mariaci”- con vestiti alla messicana e musica criolla- a segnare il punto più coinvolgente della serata di vigilia. Tutti in piedi, tutti felici, tutti a cantare e a battere ritmicamente le mani in direzione del Vescovo Monsignor Antonio Santarsiero, contento nella sua Cattedrale rinnovata e inondata di colori e luci nuove. La “vispera” della festa, il 14 maggio 2008, ha visto la cattedrale piena per i tre concerti. Ad iniziare è stato il coro dei bambini e la banda giovanile del collegio dei Mercedari, ricco di 100 anni di presenza a Huacho. Impeccabile l’esecuzione con quell’emozione che sempre danno i bambini che cantano con le loro voci acerbe, ma calde. Ad alto livello l’orchestra venuta dalla capitale Lima con i giovani dell’Università Cattolica Riccardo Palma. Brillante la presentazione del libro “Diocesi di Huacho, una chiesa giovane con una ricca storia di 50 anni di servizio pastorale”. Un libro elegante nella grafica con le sue 436 pagine, a partire dalla conquista spagnola con il grande Vescovo Toribio, che ha seguito davvero l’esempio del milanese san Carlo Borromeo con le sue visite pastorali di paesino in paesino, con relazioni minuziose di immenso valore storico.
Nota stonata sono stati i fuochi d’artificio, solo dei botti rumorosi, senza le magie di colori per spezzare il buio di una notte di gioia. |
La festa del giovedì 15 maggio La Messa solenne in un giorno feriale, con fedeli venuti da ogni angolo della diocesi, scendendo dalle montane di 5000 metri, è stato davvero l’apice per dire grazie a Dio del piccolo traguardo raggiunto e il punto di partenza per tanti altri “ feliz cumpleaños” ( da notare che feliz è in singolare mentre cumpleaños è in plurale). Il gesto che ha espresso queste due idee si è realizzato con la consegna da parte del Vescovo di un grande cero pasquale ad ogni parroccia, con tre piccole croci al collo delle loro guide, due laici con il parroco o la suora-parroco. Sono risuonati così 28 applausi per le 28 parrocchie. Tra i discorsi del momento del pranzo, con 6 vescovi, è sbucato il regalo della “nostra” parrocchia milanese del Divino Maestro che festeggiava i suoi 25 anni di vita. Un regalo “frutto della terra (giunco) e del lavoro dell’uomo”, meglio delle donne, con la fantasia e manualità del gruppo Tejesol: un crocefisso di 80 centimetri, elegante e leggero, come augurio al Vescovo per il suo cammino, non sempre facile, di guida della Diocesi. Permettendomi un piccolo ricordo delle tonalità africane: non ci sono state danze supercoinvolgenti né in chiesa né sul piazzale, come non sono stati ammazzati due buoi per il pranzo comunitario di tutte le mille persone presenti! Paese che vai, usanze che trovi… Personalmente, dopo la festa, mi è venuto addosso tutta la fatica e tensione di “capo cantiere” nella corsa contro il tempo per presentare una cattedrale bella nel suo momento culminante. Stessa sonnolenza come nei dopo feste oratorio di Cerro Maggiore, il dopo ‘Greco in Fiore’ di Milano o quello delle feste parrocchiali a Seveso Altopiano… |
Dal carcere alla fattoria Dopo sette mesi di Perù mi accorgo di aver fatto pochi passi fuori dalla parrocchia e dalle tre vie che mi conducono alla Cattedrale, ma quando ti chiamano … si va. Dove? In carcere! Accompagnato da una suora e da tre laici, passo attraverso i controlli stretti del carcere penale di Carquin, un paesino sull’Oceano Pacifico con un porticciolo bello come i tanti della Liguria. E’ tradizione che ogni settimana si possa celebrare la Santa Messa in due reparti distinti. Mi sono trovato bene, ancora una volta grazie a quel Gesù che ti apre la porta e ti fa’ trovare a casa sua anche lì. Ce lo aveva detto: “Ero in carcere e mi avete visitato…” Partecipano alla Messa, nel locale delle attività, una trentina di uomini dai venticinque ai sessanta anni, con volti abbastanza sereni e attenti. Nella predica mostro il mio passaporto che é la carta di identità per stranieri, presentando subito dopo il vero passaporto che è il mio calice della Prima Messa con la data (come in ogni passaporto) di emissione: 27 giugno 1964, con validità in ogni paese cattolico del mondo, a tempo indefinito. Anche lì Gesù si rende presente, per dare una luce di speranza, oltre ai piccoli importanti aiuti che i miei collaboratori trasmettono alla fine della Messa con le varie attività della Caritas carceraria. Quattro portoni si riaprono successivamente per lasciarmi uscire con il cuore un po’ appesantito dalle domande: “Ma perché sono entrati lì e come potranno cambiare vita?” “Padre, può venire a benedire le mie mucche, ne è morta una l’altra notte…”. “Beh, mi chiamo Antonio e festeggio anche S. Antonio Abate o del porcello, protettore degli animali, ma dove sono queste mucche?” “Un po’ lontano, ma veniamo a prenderla”. Così, dopo 30 chilometri mi sono trovato in mezzo a 200 mucche da latte ed a un numero infinito di animali domestici per la gioia dei tre figli piccoli di una famiglia di allevatori. Con una mini-stola bianca e un mini-aspersorio passo per la fattoria, quasi trascinato da una bambina di 5 anni tutta sprizzante di vita: “Venga padre a vedere il mio cavallino che ha un occhio rosso e uno verde”. E’ una fattoria a conduzione familiare con l’anziano e attivo padre fondatore e i suoi tre figli maschi. Sono approdati qui a Medio Mundo, zona desertica ma irrigata, da tre anni, fuggiti con le loro mucche dal Sud di Arequipa a seguito di una lunga siccità. Vita dura, meglio impegnativa, affrontata con la serenità dei contadini, con i profumi della terra e delle stagioni con tanto spazio per i loro bambini. Due ore belle ho passato con loro prima di essere riportato in città con due litri di latte freschissimo e un chilo di miele di quello vero vero. Non mi sembra che siano morte altre mucche, dopo la mia benedizione! |
Arrivano gli americani! Dopo 60 anni incontro l’armata americana! Sta nella mia mente di bambino il ricordo dell’aprile 1945 con i soldati inglesi e americani arrivati in Brianza e la mia paura nel toccare un carro armato bollente, mentre mi stringevo pallidissimo tra le braccia di mio papà Noè. Qui nel porto di Huacho ha posto l’ancora l’immensa nave della Marina degli Sati Uniti di 40.000 tonnellate, chiamata USS Boxer, con 1000 soldati a bordo. Niente guerra, niente paura, solo tanta speranza di essere tra i fortunati pazienti di questi “angeli dei poveri”, come intitola il servizio un giornale nazionale. “In meno di 30 minuti e per la prima volta in vita sua, la 65 enne Carmen Montoya gustò il volo in elicottero per farsi curare sulla nave americana. Lo stesso capitò a suo marito Santo Ortiz operato di un’ernia in alto mare! Sono due delle migliaia di persone che hanno beneficiato del programma ‘Promessa continua 2008’, un piano di azioni umanitarie degli Stati Uniti con Perù, Guatemala ed El Salvador”.
Per tre giorni è stata invasa da marines e pazienti la parrocchia della Cattedrale, dandomi la possibilità di essere utile come traduttore inglese – spagnolo, con i medici impegnati a curare denti, occhi e malattie diverse sul posto, spedendo i casi gravi con gli elicotteri sulla nave – ospedale. La conoscenza delle lingue davvero spalanca le porte, sblocca le tensioni e aiuta a scoprire i cammini dei popoli. Quanti di questi soldatini americani – orgogliosi di esserlo – sono nipoti di italiani, tedeschi, spagnoli, portoricani, filippini, messicani, peruviani, haitiani, salvadoregni, cubani… Mi è piaciuto l’incontro con i cappellani dei marines, sia quello cattolico con 5 anni a Sigonella, sia quello protestante, ricco di umorismo. Tutto il servizio è stato fatto con gentilezza, gratuità e alta professionalità. Giorni di speranza ma anche di tanta pena e sofferenza perché migliaia hanno ricevuto un aiuto e migliaia invece non sono riuscite ad entrare. Tanta, tanta gente e “pochi operai per la messe”, come dice il Vangelo. C’è chi si è piazzato davanti alla Cattedrale alle quattro del pomeriggio per essere accolto alle otto del mattino dopo: tutta una notte lottando contro il freddo per conservare il posto, magari per la nipotina che ha gli occhi strabici o il nonno che soffre di appendicite. E quanta povertà emerge nel campo dell’assistenza medico-sanitaria qui in Perù! Anche Miguel, nostro aiutante in parrocchia, ha chiesto due giorni di ferie per farsi togliere due denti, è riuscito a raggiungere i medici “gringo” ed ora più leggero e speranzoso sta preparando la sua nuova casa di paglia e giunco sulla collina desertica che si affaccia sull’Oceano Pacifico. La nave ha lasciato il porto, ma dopo tre giorni ancora si sentono volare gli elicotteri per seguire alcuni casi degli interventi chirurgici più delicati. |
Ora aspettiamo il Cardinale di Milano Da sei mesi corre la buona notizia che il Cardinale Dionigi Tettamanzi verrà in Perù dal 14 al 25 luglio, soprattutto per incontrare i “suoi” sacerdoti e laici missionari Fidei Donum, per un totale di 13, comprendendo Benedetta di due anni e Francesco nato qui a marzo. Tutta la Diocesi lo aspetta sempre nel programma del suo cinquantesimo, piccolo numero a confronto con i duemila anni di Milano. Tanto sono attese le parole del Cardinale Tettamanzi ai sacerdoti e alle suore, in una continuazione ideale con quelle lasciate dal Cardinale Martini in una sua visita veloce nel 2001. Con il Cardinale Tettamanzi ci si stringerà attorno alla patrona della Diocesi di Huacho, la Vergine del Carmine, con la Messa proprio nel giorno liturgico del 16 luglio, nella città di Huaura, qui celebre come culla della Indipendenza del Perù dalla Spagna nel 1821. La Madonnina del Duomo di Milano troverà qui i colori della Madonna del Carmelo, con lo stesso sguardo d’amore di Mamma anche per i suoi figli peruviani. Al Cardinale Dionigi mando questo messaggio: “Eminenza, anche qui avrà tante mani da stringere, l’aspettano tutti con calore”. Don Antonio Colombo Huacho, 18 giugno 2008 Indirizzo postale e sito con foto don Antonio Colombo Apartado 14 HUACHO – PERU’ http://picasaweb.google.com/vic.rosy |