Ogni
popolo ha la sua storia, i suoi eroi le sue date storiche e le
sue feste nazionali.
Il
Perù, conquistato da Francesco Pizzarro nel 1530 con la
distruzione dell’Impero Inca, governato per secoli da un Vicerè
spagnolo, celebra ogni anno la sua Indipendenza dalla Spagna a
partire dal 28 luglio 1821. Il “libertador” fu il generale
Josè de San Martin, che aveva lanciato il suo primo grido di
Indipendenza nel 1820, da un balcone della piazza della
vicinissima cittadina di Huaura.
Vacanze
per tutti e grandi celebrazioni nei giorni di fine luglio: i
giorni delle “feste patrie”. Punti centrali immancabili: il
discorso politico del Presidente Alan Garcia e le sfilate
patriottiche – militari in Lima e in ogni cittadina.
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Il
Te Deum in Cattedrale
Alle
ore 9 si trovano in prima fila tutte le autorità civili e
militari con a capo il Presidente Regionale Chui per partecipare
alla Santa Messa celebrata dal Vescovo con la lettura del Te
Deum, la tradizionale preghiera della Chiesa, come
ringraziamento a Dio. Cerimonia sobria e parole pacate del
Vescovo per richiamare l’impegno di tutti per migliorare la
nazione, sempre afflitta da grandi problemi di sviluppo e di
equa distribuzione delle ricchezze contenute nel suo territorio.
La bandiera è collocata a fianco dell’altare, mentre il
picchetto di onore si è messo sull’attenti al momento
dell’Elevazione.
La festa continua nell’adiacente Piazza delle Armi, centro
della città e di tutte le manifestazioni, per la solenne
cerimonia dell’Alzabandiera. E’ sempre un momento
significativo: tutti in piedi per gli squilli della tromba
del’silenzio', tutti a cantare l’inno nazionale: “Siamo
liberi…” e tutti con lo sguardo alla bandiera che sale
lentamente verso un cielo grigio e sventola con le sue tre
strisce verticali rosse – bianche – rosse, con al centro lo
stemma ricamato del Perù. Pochi minuti sono dedicati alla
sfilata militare dell’Esercito e della Marina, perché oggi
qui a Huacho è soprattutto feste delle scuole, di ogni genere e
grado che da un mese stanno facendo prove e controprove per fare
“bella figura” davanti alle autorità, parenti e amici.
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La
sfilata nella Avenida 28 luglio
La
via simbolo della città prende proprio il nome dalla data
dell’Indipendenza: “Avenida 28 de julio” lunga chilometri
dall’autostrada Panamericana fino all’Oceano Pacifico.
Trafficatissima in ogni momento del giorno e della notte, a
senso unico in direzione mare, è il cuore pulsante degli
affari, dei ristoranti e di tutti i possibili e immaginabili
negozi, con i suoi due marciapiedi strapieni di venditori
ambulanti e cambiavalute, con uno sfrecciare continuo di
macchine, taxi e gli immancabili moto taxi da brivido. Mi
piacerebbe una volta far contento un lustrascarpe, proprio per
sedermi lì in mezzo a tutta questa vita e godermi i colori, i
rumori e il chiacchierio della gente…
Sono
le 11.30 quando tutte le autorità percorrono un tratto della
Avenida fino al palco. Accanto al Vescovo, ci sono anch’io,
notando subito che c’è anche una signorina con la fascia a
tracollo e una corona d’argento in testa: è Miss Huacho 2008.
La folla riempie felice tutti e due i marciapiedi.
Sul
palco ci sono 30 poltroncine bianche, mi sistemano in seconda
fila e da lì godo con calma tutto lo spettacolo, lasciando
scorrere le lancette dell’orologio.
La
Banda militare che ci ha accompagnato al palco, saluta e
sparisce, altri complessi sono pronti a rallegrarci. La sfilata
in cifre: 10 bande musicali scolastiche, quasi cento scuole
comprese 4 Università. Questo il ritmo: due speaker si
alternano nell’annunciare con toni da concerto rock che è in
arrivo la “prestigiosa” Banda della scuola Corazon de Jesus,
conosciuta in tutta la regione. Segue il picchetto di onore
della stessa scuola con il portabandiera e cinque alunni a passo
d’oca, con tanto di divisa colorata e di lusso. Scattano in
piedi tutte le autorità, con quelle militari che mettono la
mano alla fronte mentre gli altri, io compreso, sono seri e
composti. Scattano gli applausi della gente, mentre sfilano
diversi classi con i loro professori, tutti rigorosamente a
passo di parata. Ogni 8 scolaresche la banda saluta e se ne va,
mentre si incrociano le loro musiche con quelle della nuova
scuola, sempre “prestigiosa”. I suonatori sono rigorosamente
gli alunni di una scuola, qualche volta rafforzati da qualche
papà o mamma. Gli strumenti sono quelli classici, arricchiti da
altri di origine inca-andina. Nel repertorio ci sono melodie
europee e vivaci ritmi criolli. Ogni banda ha la sua ragazza
simbolo che danza instancabilmente per tutto il tempo del
concerto. Lo speaker sottolinea sempre il nome del Preside e il
numero degli alunni, con almeno 5 scuole attorno ai 1500! Per
difetto professionale penso: “ Ma saranno davvero tutti
battezzati, come dicono? Ma chi di noi, pochissimi sacerdoti,
riesce a conoscerli? Perché non si vedono bambini nelle nostre
chiese alla domenica e nemmeno al giorno delle Palme?”
Scorrono
le scuole elementari che durano sei anni e poi le scuole
secondarie per 5 anni, pronti a 17 anni ad entrare nelle
Università. C’è una fascia sorprendente anche di scuole
tecniche e professionali, con signorine e giovanotti che sfilano
con allegria e serietà. Sorpresa più grande è nel vedere
sfilare donne di casa, pensionati e nonnine dai capelli grigi,
tutti orgogliosi di essere anche loro “studenti” delle
scuole di alfabetizzazione di base. Elegantissimi i membri di
una scuola di un liceo turistico, con divise azzurro e bianco
con taglio di alta moda e tutte le ragazze con la stessa
accurata pettinatura.
Sul
palco c’è qualche borbottio perché le ore passano e i ritmi
sono davvero lenti, ognuno ci tiene a “farsi vedere bene”.
Più nervosi mi sembrano i marescialli che si attaccano ai
telefoni per trasmettere ordini di accelerare i tempi e
accorciare le distanze tra una scuola e l’altra, ma tutto
procede come deve procedere: “Despacio”, cioè con calma,
“con spazio”. Mi decido a guardare l’orologio perché
sento fame, sono le 14.30, vorrei andarmene, ma sta arrivando il
bello: la sfilate delle quattro Università, non posso perderle.
Anche il Vescovo è stanco, tanto più che è sbucato il sole a
bruciare il volto, ma resistiamo. La banda numero 10 è
dell’Università Statale, vera e propria orchestra, si nota il
salto di qualità, questa sì è davvero “prestigiosa” come
lo speaker continua a ripetere. Sfila l’Università San Pedro
con tutti i suoi 550 studenti, seguita da quella chiamata
Alas Peruanas, poi la succursale di Chimbote con il gran finale
dell’Università Faustino Sanchez Carrion, forte di
14.000 studenti. Meno male che non ci sono tutti a fare da degna
coreografia al Preside stesso che marcia fiero circondato da
tutto il Corpo Accademico.
Qui
sta il futuro umano e tecnologico del Perù, un paese che cresce
secondo lo slogan scritto a caratteri giganteschi su tanti muri
di cinta e anche sulle montagne desertiche: Perù avanza.
Sono
le 15.30 quando lascio il palco, mentre c’è ancora qualcuno
che sfila in modo sparso e veloce, come i titoli di coda di un
film.
Il
resto del programma vede il pranzo delle autorità, il concerto
sulla spiaggia dell’Oceano, fuochi di artificio e … qualche
bottiglia di birra.
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Curiosità:
I nomi delle scuole
La
stragrande maggioranza guarda al cielo per ispirarsi nel suo
cammino educativo, lasciando le briciole a figure culturali
peruviane, senza dimenticare una scuola intestata all’italiana
Maria Montessori. Solo a titolo di cronaca metto alcuni nomi.
Sacro Cuore di Gesù, Cristo Re, Sacro Cuore di Maria, la
Madonna Immacolata, l’Annunciazione, Maria Ausiliatrice,
Madonna del Carmen, Maria Regina, San Giuseppe, San Giuseppe
Lavoratore, Santa Rosa da Lima, San Martino de Porres,
Sant’Ignazio, San Giovanni Bosco, San Giuseppe Ciampagnat, i
Maristi, le Carmelitane, le Domenicane, San Pedro, San Pedrito,
San Bartolomeo, San Giuda Taddeo, San Paolo, San Toribio, la
Vergine di Guadalupe, La Croce Bianca, La Madonna di Fatima, la
Madonna di Lourdes, Il Signore dei Miracoli, la
Misericordiosa...
Ogni
nome è ripetuto con sfumature diverse per coprire tutte le
scuole, senza ripetersi.
Una
sfilata piacevole davvero, tutto racchiuso in una cittadina che
cresce di giorno in giorno, con le sue fatiche e le sue
speranze, speranze proprio fondate su questa gioventù.
P.S.
Sono in attesa dell’arrivo di mia sorella suor Dalmazia, che
da giorni è in Ecuador per il Congresso Missionario Americano.
Don
Antonio Colombo
Huacho
15 agosto 2008 – (qui non è ferragosto)
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